TERAMO – La Cisl contro i fisioterapisti nella querelle sull’annullamento del bando della Asl per l’assegnazione del servizio di fisioterapia nell’ambito dell’Adi (assistenza domiciliare integrata) a Teramo e Montorio. Contro lo stop, nei giorni scorsi si era scagliato Alfredo Caccioni, il capogruppo dell’associazione temporanea di imprese (Ati) che riunisce 15 studi professionali di fisioterapia e che s’era aggiudicata la gara battendo sul prezzo gli altri partecipanti (il servizio è stato prorogato fino a fine anno alla cooperativa di Bergamo Kcs). “La Cisl plaude alla decisione della Asl di annullare la gara come più volte richiesto anche con diffide”, scrive in una nota il componente della segreteria teramana Alberico Maccioni. “Come prescrive la legge – continua – nell’importo unitario offerto dalla Asl, il costo del personale e quello relativo alla sicurezza sul lavoro, devono essere determinati a monte del bando di gara dalla stazione appaltante per sottrarli al ribasso di gara e assicurare un valore economico in grado di garantire il rispetto delle norme sulla sicurezza e il contratto collettivo nazionale, il riassorbimento di tutto il personale già impregnato nello stesso servizio, oltre alla continuità e agli standard di qualità delle prestazioni fornite finora”.
“Infondate e pretestuose”, dunque le critiche mosse dall’associazione fisioterapisti secondo Maccioni, così come quelle dell’Ati che s’era aggiudicata provvisoriamente il bando “con un ribasso, pare, quasi del 30%”. La Cisl contesta anche la cifra che l’Ati avrebbe proposto, 16.50 euro, per le visite domiciliari: “Se il prezziario dell’associazione professionale prevede cifre intorno alle 40 euro per prestazione”, si chiede Maccioni, “come si fa a garantire un prezzo di 16.50 euro a visita, tra l’altro comprensivo delle spese di trasporto e dei materiali”. Delle due l’una insomma: “o il prezziario va riconsiderato, il prezzo offerto nasconde qualcosa che sfugge all’opinione pubblica”. Poco credibile per il rappresentante sindacale anche l’ipotesi per cui l’offerta ‘competitiva’ sarebbe giustificata con l’assenza di costi per la manodopera. “In questo caso – chiude Maccioni – bisognerebbe valutare tempi e modi di erogazione dei servizi all’utenza che, a conti fatti metterebbe in forte contrasto il monte ore richiesto dalla Asl con la gestione della libera professione di ciascun associato. E poi bisogna capire come si fa a rispettare la prescrizione del capitolato di gara che prevede l’integrale riassorbimento del personale attualmente in servizio e il rispetto dei contratti nazionali di lavoro”.